mercoledì 3 ottobre 2012

Food, se dobbiamo creare posti di lavoro cambiamo (almeno) il packaging

Vi sembrerà strano, ma questo post apparso sul blog del Corriere della Sera é molto interessante e veritiero.
Basta frequentare un Loblaw's, un Metro, un Provigo, un IGA, un Maxi, un Wal-Mart qualsiasi (si tratta di alcune fra le più note  e diffuse catene di supermercati in Quebec e credo in Canada) per vedere come i prodotti italiani originali siano così poco attraenti rispetto alle versioni farlocche prodotte al di fuori dell'Italia (Canada, USA, Germania, Est Europa, Cina, ecc.).
Il confronto della confezione fra un Cambozola (Gorgonzola tedesco) e un Gorgonzola italiano é drammaticamente a favore del prussiano. Poco importa se sull'italico prodotto siano stampigliati (piccolissimi e illeggibili) i marchi dei vari consorzi e ministeri, per un consumatore canadese il prodotto tedesco é buono perché la confezione attira e dimostra modernità, qualità, igiene.
I sughi pronti, idem. 
Le confezioni di pasta, come sopra, biscotti anche, l'olio pure, ecc.ecc.
Si salvano l'acqua gasata S.Pellegrino (che é Nestlé...), la Nutella (la cui confezione pur brutta é come la Coca Cola) e, a volte, i vini (venduti alla SAQ).

La qualità  del famoso Made in Italy dovrebbe essere anche rappresentata da confezioni accattivanti, da prezzi chiari, da rapidità di risposta, da comportamenti che dimostrino efficienza e "fame", ma noi siamo così, ci piace lamentarci e lasciare agli altri la ciccia.

Food, se dobbiamo creare posti di lavoro cambiamo (almeno) il packaging