martedì 2 febbraio 2010

Caro Quebec, come stai ?

"Denys Arcand, il maggiore rappresentante del cinema canadese francofono unisce all'attività di regista quelle di sceneggiatore, attore, montatore e direttore della fotografia. Un artista completo che, grazie alla forza dell'umorismo e di una riflessione amara, ha saputo mostrare al mondo la vita piena di contraddizioni del Québec. Un microcosmo raccontato con gli occhi di un uomo colto, a volte cervellotico, capace di sfruttare la risata per riflettere sui mali della gente. Denys studia storia all'Università di Montréal, e nella prima metà degli anni Sessanta lavora al National Film Board, occasione per mettere alla prova l'estro creativo in una serie di cortometraggi. Ma il debutto ufficiale nel lungometraggio è datato 1970 con Siamo al cotone, documentario censurato dalla National Film Board, che lascerà trascorrere molti anni prima di decidere di distribuirlo. Perchè questa volontà di nascondere il lavoro di Denys? La risposta va cercata negli oggetti dell'indagine documentaristica ovvero lo sfruttamento degli operai nelle fabbriche tessili del sud del Québec e l'odio tra le comunità francofone e anglofone. Un esordio coraggioso che esprime il desiderio di interrogarsi sulle brutture delle classi più povere, cercando di dare dignità a situazioni di disagio, spesso dimenticate dai media. Uno sguardo onesto, a volte spregiudicato, che diventerà una nota distintiva del cineasta.
Se il documentario ha accompagnato i primi passi del regista nel mondo del cinema, due anni dopo cambia registro e realizza il suo primo film di finzione: La maledetta grana, seguito dal drammatico Rejeanne Padovani (1973).
Il successo internazionale arriva nel 1986 con Il declino dell'impero americano, che prende di mira un gruppo di stanchi e sprezzanti intellettuali canadesi, utilizzando il modello del cinema di conversazione. I personaggi infatti parlano, si scambiano opinioni, discutono, ridono e poco altro. A parole professano le gioie della libertà sessuale ma poi, nell'incontro (o scontro?) concreto con il sesso opposto, fanno trasparire ipocrisie e insicurezze infantili. Il film vince il premio della critica a Cannes, riconoscimento che permette all'artista di conquistare apprezzamenti in tutto il mondo.
Nel 1988 dirige Jésus of Montréal, e nel 1993 gira il primo film in lingua inglese La natura ambigua dell'amore, adattamento di un'opera teatrale del connazionale Brad Fraser. Il film pone molte domande sull'amore, senza fare distinzioni tra i sessi. Il tutto supportato da dialoghi provocatori che occupano la maggior parte della narrazione senza dare risposte univoche. Ancora una volta l'arte della conversazione porta avanti le dinamiche del racconto cinematografico. Nel 1999 è la volta di Stardom, dissacrante commedia satirica che trova le proprie vittime nel mondo della televisione. Il 2003 è l'anno de Le invasioni barbariche che a Cannes fa vincere a Marie Josée Croze il premio come migliore attrice e a Denys il premio per la migliore sceneggiatura. La riunione di parenti, amici e amanti di un malato terminale, colto e senza scrupoli che ha vissuto la vita fino in fondo, è anche il pretesto per disegnare un quadro disilluso della società americana dopo l'11 settembre. Un equilibrio riuscito di dramma e comicità che lo ha premiato nel 2004 con l'Oscar come miglior film straniero.
Nel 2007 riprende in mano gli aspetti più tragicomici della società canadese per dirigere L'età barbarica, seguito non dichiarato del film precedente. Infatti, a partire dalla due locandine che portano la firma dello stesso disegnatore (creando un legame visivo che evoca quello dei contenuti), le due pellicole sembrano far parte di un progetto unico che include anche Il declino dell'impero americano: un'esplorazione attenta delle contraddizioni di un mondo (quello della provincia del Québec in particolare) che, dietro l'apparenza, nasconde drammi personali irrisolvibili, inevitabili espressioni di una società "imbarbarita".
Il pessimismo di Denys Arcand è sempre stemperato da momenti comici esilaranti, a volte surreali. I sogni degli insicuri personaggi inventati dal regista sono così fortemente desiderati da concretizzarsi in carne e ossa (ne L'età barbarica Jean Marc vorrebbe una donna bellissima al suo fianco, la immagina e lei, per magia, appare nella doccia). Un effetto speciale al servizio degli uomini che, per fuggire da una realtà ostile e denigrante, non possono fare altro che rifugiarsi nei sogni. Possibili e impossibili. Ma pur sempre chimere che custodiscono una speranza. "
(articolo a firma di Nicoletta Dose-tratto da www.mymovies.it)

6 commenti:

  1. Francesco grande! Mi piace lo stile ;)
    Vedo un futuro lungo e prosperoso per questo blog!!

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  2. Grazie Simona, è tuo il primo commento ed è pieno di complimenti. Troppo buona. Adesso aspettiamo nuovi amis. Io mi diverto comunque e diluisco l'attesa. Vengo da te. :-)

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  3. Questo film lo vedetti su suggerenza di un amigos che mi dicette di taliarlo ante che di partire per il Canada'.Un poco mi depressionai,ma poi riflettetti che non mi tocca piu' di tanto perche' io vivo nel piu' civile di molto Ontario.

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  4. Mia moglie è crollata al termine delle invasioni. Per l'età barbarica sono rimasto solo e non l'ho finito. L'ansia mi aveva impanicato, ma poi con il tempo credo che i due film siano una buona visione, soprattutto se prceduta da qualche lettura di recensioni, approfondimenti.
    Diciamo pure che l'ultimo Sherlock Holmes mi ha divertito molto.

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  5. Ma Alessandro hai gia' problemi con la lingua anche te o e' l'idea del Quebec che ti confonde...? :)
    W Toronto!!

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  6. Scrive con una lingua composta da un mix di cetto laqualunque e di catarella.
    oggi siamo a venezia, nella nebbia, per festeggiare il carnevale, che inizierà domani !

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